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La mia passione per la pittura nasce dai numerosi viaggi che ho fatto in giro per il mondo, una fonte inesauribile di ispirazione.

Il mio percorso artistico ha preso forma grazie all’utilizzo di materiali insoliti come legno, garza, gesso, rame e spago, che ho trovato inizialmente nel laboratorio di falegnameria di mio padre.

Attraverso questi elementi, creo opere che sfiorano la tridimensionalità, trasformandosi quasi in sculture. Il mio stile è contemporaneo, caratterizzato da volumi materici e una forte espressività.

Scelgo di non assegnare titoli alle mie opere perché voglio lasciare libertà interpretativa a chi le osserva: “Ognuno vede ciò che l’emozione del momento gli suggerisce; dare un titolo sarebbe un limite alla creatività di chi guarda.”

Poi, la sperimentazione mi ha portata a lavorare con la garza, utilizzata per gli allestimenti teatrali, imbevuta nel gesso, modellandola in forme sempre nuove e sorprendenti. 

Inoltre, utilizzo trucioli metallici derivati dagli scarti di carpenteria, corde e altro materiale di recupero, integrandoli nelle mie composizioni per arricchirne la texture e la profondità.

Corpose macchie di acrilico si alternano a leggeri schizzi di colore, creando un contrasto dinamico e vibrante.

Lavoro anche su commissione. Di seguito, alcuni lavori realizzati:

  • Alluminio e bordeaux per la taverna di un imprenditore.
  • Materiale di recupero per un’azienda di smaltimento.
  • Legno e garza per Guilty, appeso nello studio di un avvocato.

Un altro lavoro su commissione è stato realizzato per lo studio di architettura Amonti. L’architetto Stefano ha richiesto, per l’atrio del suo studio, una rappresentazione delle “Virtù teologali”. In ordine, da sinistra a destra: Fede, Speranza e Carità.

L’immagine di uno di questi tre quadri è stata utilizzata, qualche anno dopo, anche per la copertina del libro di Massimo Bozzedda Fratelli, vi prego, chiamatelo Padre Nostro – Gilgamesh Edizioni.

Collezione “Boîte en bois”

Ho ritrovato un tesoro: le piccole cassette di legno della vecchia falegnameria di mio padre, dove custodiva viti e chiodi. Ho deciso di dare una seconda vita a questi oggetti, trasformandoli nella collezione “Boîte en bois“. Il primo pezzo accoglie una piccola lumaca trovata nel giardino, un piccolo viaggiatore che si fa accompagnare da tocchi d’oro. La scatola è stata solo levigata e rifinita con cera d’api, per mantenere intatto il suo spirito originale.

Un’altra scatola in legno, segnata dal tempo. Chiavi e serrature che sussurrano storie dimenticate. Ogni oggetto è una memoria, ogni chiave una possibilità. Cosa custodiamo? Cosa desideriamo aprire? Una Boîte en bois che parla di misteri, ricordi e accessi interiori. Un invito a guardare dentro, dove il tempo non chiude mai davvero a chiave. La resina incolla per sempre gli elementi al legno. Leggeri petali di foglia d’oro sembrano essere stati trasportati dal vento e posati qua e là nella scatola, forse alla ricerca di una possibilità anche loro.

La terza Boîte en bois rende omaggio alla falegnameria di papà Carluccio.
All’interno della scatola in legno trovano posto, questa volta, un vecchio compasso, un calibro da spessore, una scatoletta in alluminio e matite da falegname, consumate dal tempo e dal lavoro.
Frammenti di un mestiere tramandato con le mani e con il cuore.

 

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